Security
Warsan Shire’s poem Home begins, “no one leaves home unless / home is the mouth of a shark / you only run for the border / when you see the whole city running as well” It concludes with, “no one leaves home until home is a sweaty voice in your ear / saying- / leave, / run away from me now / I don’t know what I’ve become / but i know that anywhere / is safer than here” Europe is looked at as a safe place. Not least because the point from which it is viewed as such is often a devouring hell. We might call this image Refugee Madonna. The figures are of chipped flint. The horror petrifies. And crumbles. Like a mirror about to shatter into pieces. From a cave, from a dark belly, from a whirlpool, a mother looks out to see if the danger has passed. If she can remove the stone hand that prevents her child from crying. But also from breathing. Or perhaps she is looking at us, waiting for something?
Sicurezza
La poesia Home di Warsan Shire incomincia così: “Nessuno lascia la propria casa a meno che casa sua non siano le mandibole di uno squalo / verso il confine ci corri soltanto / quando vedi tutta la città correre.” E si conclude con: “Nessuno lascia casa sua se non quando essa diventa una voce sudaticcia / che ti mormora nell’orecchio / Vattene, scappatene da me adesso / non so cosa io sia diventata / ma so che qualsiasi altro posto è più sicuro che qui.” L’Europa è guardata come un luogo sicuro. Anche perché il punto da cui è vista così, spesso è un inferno che divora. Potremmo chiamare questa immagine Madonna profuga. Le figure sono di selce scheggiata. L’orrore pietrifica. E sbriciola. Come uno specchio che sta per finire in pezzi. Da una grotta, da un ventre oscuro, da un gorgo, una madre guarda verso fuori per captare se il pericolo è passato. Se può togliere la mano di pietra che impedisce al suo bambino di piangere. Ma anche di respirare. O forse sta guardando noi, in attesa di qualcosa?