Home

Home

With their backs turned, like those who have just arrived, migrants in Middle Eastern dress are mirrored in the houses they have left behind. Or perhaps they arise from the homes they left behind. And they embody them. On the ground, like images reflected in a puddle, the abandoned houses resemble the shadow, the dark double, the wounded memory that can never be left behind. But life goes on. There is life in front of them too. And they find themselves in the middle, in a limen, trees between the roots and the sky, stretched upwards, open to look out, almost clinging, to the ledges of what could be a new home, a new chance. They do not yet get to see what is the overlook of those windows, which therefore reflect their illusions, the inner images they carry inside. An embraced family. Fish at home in the sea. Birds at home on a branch.

Casa

Di spalle, come chi è appena giunto, migranti dagli abiti mediorientali si specchiano nelle case che hanno lasciato. O forse sorgono dalle case che hanno lasciato. E le incarnano. A terra, come immagini riflesse dentro a una pozzanghera, le case abbandonate somigliano all’ombra, al doppio oscuro, alla memoria ferita che mai potranno lasciarsi indietro. Però la vita continua. C’è vita anche davanti. E loro si trovano nel mezzo, in un limen, alberi tra le radici e il cielo, tesi verso l’alto, aperti ad affacciarsi, quasi ad aggrapparsi, ai cornicioni di quella che potrebbe essere una nuova casa, una nuova chance. Non arrivano ancora a vedere quello che è l’affaccio di quelle finestre, che dunque rispecchiano le loro illusioni, le immagini interiori che si portano dentro. Una famiglia abbracciata. Pesci a casa nel mare. Uccelli a casa su un ramo.