Integrations
A strange building, welcoming and disturbing at the same time, enigmatic in the impossible perspectives it offers, made up of escapes and openings that lead to nothingness, colorful and desolate at the same time, but which, above all, we cannot decide whether it is an inside or an outside. It is a painfully liminal, ambiguous condition that many migrants feel they are living with when dealing with the so-called reception. Neither inside nor outside. Included but excluded. Waiting, on the threshold, like the figure without features, without face, without sex, without age, who waits, on the edge of life, just a step away from starting it again… finally… a step away, yes, but one that does not pass.
Inte(g)razioni
Uno strano edificio, accogliente e inquietante allo stesso tempo, enigmatico nelle prospettive impossibili che pone, fatto di fughe e di aperture, che però danno sul nulla, colorato e insieme desolato, ma che, soprattutto, non riusciamo a decidere se sia un dentro oppure un fuori. È una condizione dolorosamente liminale, ambigua, quella che sentono di vivere molti migranti alle prese con la cosiddetta accoglienza. Né dentro né fuori. Inclusi ma come esclusi. In attesa, sulla soglia, come la figura senza connotati, senza volto, senza sesso, senza età, che aspetta, sull’orlo della vita, a un passo dal ricominciarla… finalmente… a un passo sì, ma che non passa.